«Voleva amare Dio, ma più ancora temeva il diavolo. Questa sua religiosità gotica, quando gli capitava di parlarne apertamente, gli veniva perdonata volentieri: era considerata una divertente provocazione, una delle sue tante stravaganze. E in quell’ambiente di agnostici vagamente attratti dal buddhismo non ci voleva molto a sembrare stravaganti; non c’era bisogno di essere pelagiani o albigesi: bastava essere cattolici».
Emmanuel Carrère, Io sono vivo voi siete morti, traduzione di Federica e Lorenza di Lella, Adelphi, p. 164