Skip to content Skip to footer

Lo zar

Zar
La finale della pallavolo delle olimpiadi di Rio 2016

La finale della pallavolo delle olimpiadi di Rio 2016 si gioca in uno stadio che si chiama Maracanazinho perché sta vicino al Maracanà ma è più piccolo, poco meno di 12.000 posti. Il Maracanà di posti invece ne ha quasi 80.000 ma quando è stato costruito, poco prima del 1950, ne aveva tra i 140.000 e i 160.000 ed è stato a lungo lo stadio più grande del mondo. Nel 2030 lo stadio più grande del mondo sarà il Grand Stade Asse II, vicino Casablanca, in Marosso, che conterrà quasi 115.000 spettatori. Oggi non lo so qual è il più grande, ho provato a cercare ma non ho capito.

Comunque sia

Comunque sia, per tornare alle olimpiadi del 2016, al Maracanazinho è stata giocata la finale di pallavolo, Brasile-Italia. Per l’Italia erano stati convocati, li scrivo in ordine sparso: Simone Giannelli, Daniele Sottile, Luca Vettori, Oleg Antonov, Osmany Juantorena, Emanuele Birarelli, Simone Buti, Filippo Lanza, Matteo Piano e Ivan Zaytsev, detto lo Zar per le sue origini russe.

Che in Italia

Che in Italia, prima di lui, c’era un altro che lo chiamavano lo Zar, e però non aveva origini russe ma ucraine, ed era Pietro Vierchowod. Difensore, campione del mondo con la nazionale nel 1982, campione d’Italia con la Roma e con la Sampdoria, campione d’Europa con la Juventus, Pietro Vierchowod era uno che teneva a bada Maradona e Van Basten. A proposito di Maradona, una volta Vierchowod ha raccontato che gli era addosso, l’aveva ingabbiato, poi Maradona «si è girato con una piroetta, un tunnel ed è volato via. Io allora – ha detto Vierchowod – sono scattato e l’ho raggiunto e chiuso in angolo e lui si è messo ridere: “Hanno ragione a dire che sei Hulk: ti manca solo il colore verde”».

E questo era Pietro Vierchowod

E questo era Pietro Vierchowod. Ma, per tornare all’olimpiade di Rio, alla finale di pallavolo, durante il torneo l’Italia affronta prima la Francia, e vince 3 a 0, poi gli Stati Uniti, e vince 3 a 1, poi il Messico, e vince di nuovo 3 a 0, poi i padroni di casa del Brasile, e vince 3 a 1, poi il Canada e vince di nuovo 3 a 1 e conclude il girone in testa con 12 punti e tre soli set persi. Poi nei quarti di finale vince 3 a 0 con l’Iran e in semifinale 3 a 2 con gli Stati Uniti. Cinque set persi in sei partite.

La finale è di nuovo col Brasile

La finale è di nuovo col Brasile. Nel primo set si gioca punto su punto fino al 12 pari, poi l’Italia si imballa. Il Brasile va sopra di cinque punti, l’Italia cerca di recuperare ma il set finisce 25 a 22. Nel secondo set l’Italia è sempre avanti ma non prende mai il largo. Sul 21 a 20 potrebbe piazzare il break ma una decisione arbitrale che non va giù all’Italia e soprattutto al suo allenatore, Blengini, regala a Brasile il 21 pari. L’Italia ha ancora due set point, sul 25-24 e poi sul 25-25, ma alla fine la spunta il Brasile, 28 a 26.

Altra decisione discussa nel terzo set

Altra decisione discussa nel terzo set, dove l’Italia è sopra 17 a 15 e fa il 18 a 15 ma l’arbitro dice che è 17-16. Il Brasile ringrazia e sorpassa ma l’Italia rimonta: 24 a 24. Purtroppo non basta perché il Brasile fa due punti ed è campione olimpico. Chicco Blengini esce a fumare imprecando e tutti i quotidiani italiani titolano: «La maledizione continua».