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Fantacalcio e fantallenatori

fantacalcio
Il fantacalcio è un gioco

Il fantacalcio è un gioco che certe volte si fa tra amici e funziona che ogni partecipante si costruisce la propria squadra finta, comprando dei giocatori a un’asta finta, a cui partecipa con dei soldi, finti pure quelli. Dopo essere state composte, le fantasquadre si sfidano tra loro, cioè i partecipanti al fantacampionato aspettano che vengano pubblicate, sui quotidiani sportivi, le valutazioni dei giocatori del campionato di serie A. Poi ogni partecipante somma i voti degli undici giocatori della propria fantasquadra e chi ha più punti vince la fantapartita. Le fantasquadre del fantacampionato competono tra loro un certo numero di volte (dipende se ci sono le coppe e da com’è organizzato il fantacampionato). Vince il fantacampionato chi ha più punti.

Il fantacalcio è stato inventato da Riccardo Albini

Il fantacalcio è stato inventato da Riccardo Albini, alla fine degli anni Ottanta. Albini all’epoca dirigeva una rivista che si occupava di videogiochi e un bel giorno ha scoperto un manuale, «Fantasy Baseball», in cui era descritto un gioco i cui partecipanti facevano finta di essere proprietari e allenatori di squadre di baseball americano. A quel punto gli è venuta l’idea di adattarlo al campionato di italiano di calcio.

I fantasport

I fantasport, negli Stati Uniti, erano diffusi già dagli anni Cinquanta, grazie, tra gli altri, anche a Wilfred “Bill” Winkenbach, un socio della squadra di football degli Oakland Raiders, che aveva fondato, insieme a degli amici, una lega di fantagolf. In Italia, nel 1990, Albini pubblica un libro in cui spiega le regole del gioco e il fantacalcio comincia a diffondersi. Quattro anni dopo la «Gazzetta dello Sport» decide di ospitare sulle proprie pagine i punteggi adoperati dai partecipanti al fantacalcio per valutare i risultati delle squadre e il fantacalcio diventa popolare.

tra il 1994 e il 1995

Io ho cominciato a interessarmene proprio in quegli anni, tra il 1994 e il 1995, quando mi sono iscritto al liceo. Nei cinque anni che ho passato alle scuole superiori ho partecipato al fantacalcio cinque volte vincendo il campionato una volta. Quello stesso anno avrei vinto anche la coppa Italia (avevamo organizzato anche una coppa Italia a eliminazione diretta), se non fosse successo che poi la finale me la sono venduta. È successo infatti che il tale con cui ero arrivato a disputarla un certo giorno m’ha proposto: «Se mi fai vincere la finale ti do ventimila lire» (all’epoca c’erano le lire).

Ventimila lire

A me pareva brutto vendermi la partita per soldi, però ventimila lire mi facevano comodo e mi sembrava anche brutto dirgli di no, quindi alla fine ho preso i soldi, ho messo in campo una squadra un po’ farlocca e ho perso.

Gianfranco Zola

La parte che preferivo del fantacalcio, però, non era truccare le finali e perderle, ma fare le aste. Vedere la foga con cui i fantallentatori si contendevano i giocatori mi divertiva. Almeno mi ha divertito fino al giorno in cui ho partecipato a un’asta per comprare Gianfranco Zola, che all’epoca giocava per il Parma, ed era fortissimo, e quando ho messo la mia offerta sul tavolo, la mia fantaofferta, che era più alta delle altre, devo aver fatto una faccia eccessivamente compiaciuta perché uno dei miei compagni di classe s’è alzato in piedi, m’ha guardato, poi ha preso un banco dall’aula e me l’ha tirato sulla schiena. Io mi sono fatto un male, mi sarei voluto mettere a piangere, ma poi ho fatto una faccia, come per dire: «Che vuoi che sia, un banco sulla schiena, cose che capitano a un’asta del fantacalcio».