Poco più di un anno fa
Poco più di un anno fa Alberto Rossetti mi ha proposto di scrivere un libro sulla corsa insieme a lui. La proposta mi ha fatto piacere, ma mi ha anche messo in difficoltà, perché la corsa è una cosa che mi piace e che mi ha anche un po’ cambiato la vita, però non sono un esperto di corsa (non sono un esperto di niente a essere sincero) e non sapevo bene cosa avrei potuto scrivere sull’argomento. Così ho risposto ad Alberto: «Va bene però comincia tu che hai avuto l’idea», in modo da allontanare il problema per un po’.
Solo che poi
Solo che poi Alberto ha cominciato davvero a scrivere e quindi m’è toccato pure a me scrivere qualcosa, e ci siamo resi conto, scrivendo, che stavamo provando a raccontare il mondo della corsa amatoriale non come potrebbero fare due esperti (io non lo sono proprio per niente, l’ho già detto), ma come se fossimo due antropologi, o forse, meglio, come due studenti di antropologia che a un certo punto della loro esistenza finiscono a vivere per alcuni anni con una tribù che sta dall’altra parte del mondo, e provano a imitarne, male, le abitudini e i gesti, e cercano di raccontarne, con delle parole magari non sempre adatte e certe volte un po’ ingenue, la bellezza e l’unicità, ma anche i difetti e le ossessioni.
Questo mi pare che abbiamo fatto
Questo mi pare che abbiamo fatto, per quasi un anno, con Alberto: raccontare un popolo, di cui ci siamo un po’ innamorati strada facendo, di persone che corrono, in giro per le strade di tutto il mondo, e in cui c’è spazio per tutti, anche per gente improbabile come me.
Oggi in libreria
Comunque sia, questo scambio di riflessioni e di esperienze e aneddoti sul mondo del running alla fine è diventato un libro, che esce oggi in libreria.